Karl Lagerfeld, quattro mesi senza l’imperatore della moda (ma il suo stile resta iconico)

Karl Lagerfeld, quattro mesi senza l’imperatore della moda (ma il suo stile resta iconico)

“L’eleganza è un’attitudine”, diceva il genio che ha segnato la moda degli ultimi 60 anni con le sue creazioni.

Il 19 febbraio 2019 l’imperatore della moda, al secolo Karl Otto Lagerfeld, ha lasciato la vita terrena, consegnando, però, al mondo un’eredità ricca d’indipendenza creativa, ispirazioni ed estro rivoluzionario.

“Amo essere sempre creativo. Se non lo fossi mi annoierei e la noia è un crimine”: una descrizione che racchiude l’essenza stessa di Lagerfeld.

Nato nella città tedesca di Amburgo nel 1938, Karl Lagerfeld emigrò a Parigi nel 1953, assieme alla madre Elisabeth.

Nel 1954 vinse nella capitale francese il primo premio in un contest organizzato dal Secrétariat International de la Laine (Associazione Internazionale della Lana), per il bozzetto di un cappotto. Il cappotto venne poi realizzato da Pierre Balmain, che offrì all’allora diciassettenne Karl Lagerfeld un lavoro come suo assistente.

Da lì in poi, la sua carriera seguì un’ascesa inarrestabile: dal 1957 divenne direttore artistico per il fashion designer Jean Patou, mentre dal 1962 fu uno dei primi freelancer dell’era moderna nel settore moda, lavorando in Francia, Italia, Inghilterra e Germania.

Celebri le collaborazioni di Karl Lagerfeld con Chloé, per il cui brand introdusse il profumo CHLOE, nonché con Chanel e Fendi, per i quali divenne direttore artistico fino all’ultimo giorno della sua straordinaria carriera.

Ben 54 anni di liason quella fra Lagerfeld e il brand romano Fendi, iniziata nel 1965 grazie all’incontro con le sorelle Fendi Paola, Anna, Franca, Carla e Alda, portando una vera e propria rivoluzione nell’azienda. Karl Lagerfeld si è occupato di ogni aspetto della griffe, dalle collezioni ready to wear a quelle Haute Couture, dalla sperimentazione delle pellicce caratteristiche del brand alle campagne pubblicitarie. Filo conduttore della sua attività l’estro immaginifico e perpetuo, capace di valorizzare le radici del marchio sviluppandole in nuove proposte creative.

Quando si parla di Lagerfeld il pensiero va subito alla maison Chanel, per la quale il kaiser venne nominato direttore artistico nel 1983. “Ha avuto carta bianca nei primi anni ’80 per reinventare il marchio”, ha dichiarato Alain Wertheirmer, ceo di Chanel ricordando il “vero amico e complice”. Karl Lagerfeld ha reinventato i codici del marchio creato da Coco Chanel: la giacca sartoriale, il tubino nero, i preziosi tweed, le scarpe bicolori, le borse trapuntate, perle e bigiotteria. Lo stesso Lagerfeld disse: “Il mio lavoro non è rifare quello che Gabrielle Chanel ha fatto, ma quello che avrebbe voluto fare.” Il 22 gennaio di quest’anno, quando Chanel aveva presentato al Grand Palais di Parigi la collezione di haute couture per la primavera/estate 2019, Karl Lagerfeld, in quell’occasione e per la prima volta nella sua carriera, non era apparso alla fine della sfilata, facendosi sostituire da Virginie Viard, suo braccio destro. Lo staff di Chanel aveva dichiarato: “Lagerfeld non verrà, si sente stanco”. 

Nel 1984, Karl Lagerfeld fondò la sua casa di moda omonima, che fu sospesa dal 1998 al 2010 per i troppi impegni del Kaiser. Il brand venne rilanciato nel 2011, sul cui logo campeggia l’effigie stilizzata dello stilista con l’inconfondibile codino da dandy e gli occhiali da sole avvolgenti.

E poi la passione per la fotografia applicata alle proprie campagne pubblicitarie, che lo ha reso famoso anche come fotografo, tanto che i suoi scatti sono diventati dei libri d’arte.

Numerosi i riconoscimenti ottenuti da Lagerfeld nel corso degli anni: nel 2008 il suo nome viene aggiunto a Le Petit Larousse Illustré, il dizionario più iconico della Francia; nel 2010 riceve il Couture Council Fashion Visionary Award dal Fashion Institute of Technology (FIT) a New York e il titolo di Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore in Francia; nel 2017 riceve, inoltre, il premio “Outstanding Achievement Award” ai British Fashion Awards e il premio John B. Fairchild Award di WWD.

Appassionato di architettura, Karl Lagerfeld era grande amico di Zaha Hadid, la celebre architetta e designer irachena naturalizzata britannica, alla quale ha commissionato il Mobile Art Pavilion per Chanel. A Tadao Andō ha, invece, affidato la realizzazione della sua casa-studio a Biarritz, in Francia. Sul noto architetto giapponese Lagerfeld ha scritto un libro, intitolato Tadao Ando – Vitra house.

Ma se si parla di Lagerfeld non si può non citare l’amore per la sua gattina Choupette, inseparabile compagna e musa, nonché erede formale di una parte del suo patrimonio. In un’intervista pubblicata da Vanity Fair nel dicembre 2015, dichiarò: “Choupette è il centro della casa. E Choupette ha pranzato, e Choupette ha dormito, e Choupette ha fatto la pupù: grottesco. Ho messo da parte dei soldi per lei: dovesse succedermi qualcosa, chi la avrà in custodia disporrà di tutte le risorse per trattarla bene.”

Tanti i documentari e i libri che hanno raccontato il kaiser, tra cui “Karl Lagerfeld – A Lonely King”, un docufilm del 2016 sulla vita e la carriera dell’indiscusso re della moda. Nel film firmato dal consolidato duo francese Thierry Demaizière e Alban Teurlai, si cerca di fare luce nelle pieghe degli episodi privati dello stilista e svelarne gli aspetti più intimi, il carattere e le sue emozioni. Gli autori ripercorrono le tappe più significative della sua vita per realizzare un ritratto assolutamente inedito, in cui Lagerfeld si racconta con ironia, soffermandosi solo su alcuni aspetti. Perché la sua riservatezza prevaleva su tutto, al punto da non concederci di conoscerlo fino in fondo: “Dobbiamo decidere chi vogliamo essere per gli altri e in quale modo comportarci, non possiamo fare sfoggio di ciò che proviamo davanti a tutti, un po’ di decenza!», spiega. «In realtà sono molto noioso, ma lo nascondo molto bene. Chi conosce la mia storia è in cimitero o in cielo, dipende in cosa si crede.

(Link e approfondimenti: Biografia Karl LagerfeldVanity FairWikipediaMovieplayer )

 

Cultural Style

by Laura Spitali