Alla scoperta delle mostre di Altaroma al Guido Reni District

Alla scoperta delle mostre di Altaroma al Guido Reni District

Fra una sfilata e una presentazione, questa edizione di Altaroma ha proposto tre interessanti mostre dedicate alla moda e alla creatività: Drops of Italian Glamour, Vanitas e A.I. – Prove tecniche di trasmissione.

 

Drops of Italian Glamour

 Il percorso espositivo racconta l’essenza dello stile italiano attraverso la moda femminile e il costume del XXI secolo, evidenziandone tutti quegli elementi che hanno creato un’aurea di mito intorno all’Italia e al Made in Italy. Saranno amalgamati tra di loro modelli della fine degli anni ’60 fino al primo decennio del XXI secolo. Dall’alta moda romana di Valentino, Roberto Capucci, Lancetti, Andrè Laug, Renato Balestra, Rocco Barocco, Sarli, Gattinoni, agli esponenti del pret-à-porter come Emilio Pucci, Biagiotti, Armani, Versace, Krizia, Missoni, Gianfranco Ferrè, Gucci, Romeo Gigli, Dolce & Gabbana, Alberta Ferretti, Anna Molinari, Prada e Fendi.

Un meticoloso lavoro di archiviazione quello effettuato da Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, i quali, attraverso il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del Made in Italy, hanno portato alla luce la memoria dello sviluppo economico e storico- culturale del paese, volàno per la conoscenza, la promozione e l’innovazione. Pillole glamour che danno corpo al fascino italiano, sottolineandone, attraverso la creatività storica, l’unicità, la seducente eleganza e il successo che non sarebbe spiegabile se non anche in funzione dello stesso territorio.

 

Vanitas

 Perfetta espressione di una commistione feconda, in un percorso che si snoda tra arte, moda, cinema e musica, Vanitas è il racconto dell’evoluzione del costume e del processo di differenziazione dell’abito, quale segno esteriore discriminante e identificativo del ruolo sociale e che nel ritratto rintraccia la forma di catalogazione più attendibile.

L’iconografia della vanitas, nella storia dell’arte, si fonda sulla raffigurazione di elementi allegorici in riferimento alla condizione effimera dell’esistenza e alla caducità della bellezza. Dal latino vanĭtas-atis, derivazione di vanus (vano), la vanitas è la raffigurazione di elementi allegorici in riferimento alla condizione effimera dell’esistenza e all’evanescenza della bellezza. La vanità, intesa come attenzione a ciò che è in superficie e appare quindi immediatamente visibile, si lega all’abito in quanto simbolo del desiderio di ostentare ciò che si ha, ciò che si è o si crede di essere.

Ispirata al film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore (2013), l’esposizione è strutturata in forma di grande quadreria suddivisa in due distinte gallerie di ritratti, civili ed ecclesiastici, datati tra la fine del ‘700 e i primi del ‘900, in cui i protagonisti, oltre ai soggetti rappresentati, sono gli abiti da questi indossati. Dal ritratto di posa ufficiale atto a celebrare il prestigio e il potere di papi, cardinali o casati nobiliari, passando per il ritratto commemorativo e il ritratto interiore di fine ‘800. Inoltre, una selezione di abiti ecclesiastici, pianete e dalmatiche liturgiche, in dialogo con abiti di alta moda di ispirazione sacerdotale.

 

A.I. – Prove tecniche di trasmissione

 Le Prove Tecniche di Trasmissione erano un programma sperimentale che, agli inizi degli anni ‘70, mandava in onda immagini studiate per provare gli effetti cromatici della nuova tv a colori. Oggi è anche il titolo della 14esima edizione di A.I. Artisanal Intelligence che, per la prima volta, promuove non solo il lavoro di giovani fashion designer e artigiani, ma anche di costumisti che si sono formati a Roma.

In collaborazione con l’Accademia di Costume & Moda, che nasce a Roma più di 50 anni fa creando la prima formazione che non divide moda e costume, con due famose Sartorie Teatrali, la Sartoria Farani di Luigi Piccolo e the One, e con Pompei per le scarpe, A.I. propone un percorso che attraversa la dimensione di separazione fra prova e trasmissione.

L’allestimento mette in discussione un concetto, comunemente accettato, di cronologia e definizione del bello in quello che è finito: la prova non è più un passaggio, ma è uno stato di perfezione perché ancora legata allo studio, alla sperimentazione, all’infinito. È anche lo spazio dove moda e costume si confondono in una dinamica creativa tipicamente romana.

L’opera dell’artista Isabella Ducrot apre il percorso espositivo che attraversa le fasi di preparazione, dallo studio puro sull’abito dell’artista ai tavoli di lavoro dei designer. Seguono i costumi di Farani dell’ultimo bianco e nero e del primo colore dei balletti della RAI, per arrivare al risultato finale dei costumi di Gianluca Falaschi: “L’Italiana in Algeri” e “Ciro in Babilonia”, vincitore del premio Abbiati per i costumi, realizzati dalle sartorie Farani e the One per il Rossini Opera Festival. Le scarpe di Pompei per questi lavori rappresentano il punto di contatto tra abito e costume, anticipano tendenza e trend contemporanei.

Il percorso della mostra si muove simultaneamente sui concetti di prova e trasmissione intesa come rappresentazione, sostenendo la teoria che l’abito è anche un costume di scena ed è uno dei più potenti mezzi di comunicazione.

Tutte e tre le mostre sono visibili fino alle 22 di oggi, con ingresso gratuito, al Guido Reni District.

Per info e approfondimenti: www.altaroma.it

Cultural Style

by Laura Spitali